martedì 1 giugno 2010

Il blitz delle parole

La notizia dell'attacco israeliano inferto ad una nave turca piena di pacifisti ha colonizzato le pagine dei giornali. Le riflessioni, più o meno autorevoli, scorrono veloci e rumorose sulle acque stagnanti del conflitto israelo-palestinese.
Il silenzio si è rotto, la questione è ri-diventata di attualità. Per chi si interessa quotidianamente dellla tragedia del popolo palestinese e della paura che accompagna ogni ebreo israeliano, tutto questo non può che far sorridere.
Il volto umano, a differenza di quello animale, ha la proprietà di manifestare i sentimenti con la sola forza della contrazione muscolare visiva. Dio, o chi per lui, non è amante della semplicità, e ha pensato bene di complicare un po' le cose, regalando al sorriso più significati. Sorridere può essere espressione di felicità, di sarcasmo, di compassione e di ironia; può essere sintomo di un ebetismo cronico o di una naturale tendenza all'omicidio seriale.
Nella lotta dell'interpretazione dei fatti, caratteristica fondamentale degli opinionisti, si immette con forza anche la diatriba, mai sopita, dello studio del volto di fisioniomica memoria.
Senza andare per le lunghe, è doveroso svelare che il sorriso di cui stiamo parlando non è niente di irrispettoso verso le vittime del blitz navale. Infatti, l'estensione degli angoli della bocca è accompagnata da due occhi spenti e rassegnati, come a voler dire: "Tempo una settimana, e il silenzio tornerà a regnare".
Gli stessi occhi scorrono gli articoli di giornale che parlano del fatto, ma non riescono ad inquadrare il volto dell'autore.
Chissà quale sorriso ha accompagnato la sua mano...

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