giovedì 3 giugno 2010

L'ostensione della forza

L'attacco delle forze armate israeliane alla flotta di navi "pacifiste" mette in luce, con inesorabile chiarezza, tutta la debolezza di un Paese che si sente accerchiato, isolato e impotente.
Le ripercussioni di un gesto sconsiderato stanno allagando non solo l'opinione pubblica internazionale, ma anche la stessa società israeliana.
Il governo ha perso di credibilità; l'esercito, da sempre sostenuto in ogni sua azione, viene accusato di inefficacia; i giornali israeliani condannano un'azione che ha messo in difficoltà l'intera strategia israeliana di sicurezza. L'unico fattore unificante è il rifiuto di sottomettersi a delle indagini da parte dell'ONU, definito un organismo ipocrita e fazioso.
A qualche giorno di distanza dall'accaduto, possiamo guardare ai fatti senza quella emotività che condiziona ogni giudizio a caldo.
La Striscia di Gaza, dal 2007, anno della presa del potere di Hamas, è tagliata fuori dal resto del mondo. Israele sorveglia l'entrata e l'uscita di persone, merci e medicinali, sia via terra che via mare. Lo scopo, apertamente dichiarato, è quello di spingere la popolazione a ribellarsi ad Hamas. Un milione e mezzo di persone vivono al limite della dignità umana senza la possibilità di muoversi liberamente, senza il diritto ad essere curati, senza cemente e ferro per ricostruire le abitazioni distrutte dai raid israeliani (Operazione "Piombo Fuso"), senza concime per coltivare i campi e senza poter pescare nelle acque costiere.
I fertilizzanti non entrano nella Striscia perchè possono essere usati per la costruzione di esplosivi, i tubi in ferro, indispensabili nei cantieri, potrebbero essere usati come razzi rudimentali, la benzina è un propellente, quindi ne è vietato l'accesso.
In definitiva, Israele sta mettendo in ginocchio una popolazione con lo scopo di suscitare una rivolta contro Hamas, senza accorgersi che sta facendo il gioco di quella stessa organizzazione che vuole sconfiggere.
Ma Israele crede in quello che fa, pattugliando con zelo il tratto di mare antistante la Striscia.
Dalla Turchia parte un piccola flotta di navi cariche di tutti quei beni di prima necessità che la popolazione di Gaza si vede negare. Lo scopo del viaggio, inutile nasconderlo, non è solo l'aiuto umanitario, ma anche, e soprattutto, la violazione simbolica del blocco israeliano.
A diverse miglia dalla costa, in acque internazionali, le navi vengono intercettate ed assaltate. In termini militari è un fallimento, perchè la resistenza di alcuni passeggieri mette in crisi la prima ondata di militari. Colti di sorpresa, cosa deprecabile per ogni esercito, rispondono con esagerata violenza: usano armi letali e uccidono 10 persone ferendone diverse decine.
Gli aiuti non sono arrivati a destinazione, ma il messaggio di un'Israele forte, ma cieco e brutale, è giunto agli occhi di tutto il mondo. Probabilmete era anche questo lo scopo di quel viaggio attraverso il Mediterraneo.
Mostrare i muscoli, mettersi a nudo, ha l'inconveniente di ostentare a tutti i propri difetti fisici.

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