L'esercito israeliano attacca dei civili, ne uccide circa 10, ferendone decine, e ferma tutti i 700 attivisti che facevano parte della spedizione umanitaria verso Gaza.
Le reazioni non si fanno attendere, alcune condivisibili, altre folli.
Tra quelle appartenenti all'ultima categoria è significativa quella di Ugo Volli.
Il concetto da lui espresso è questo:
il viaggio della flotta di pacifisti è un atto di guerra perché mira a destabilizzare Israele e a rompere il "blocco" che circonda la Striscia di Gaza, aprendo la strada ad un futuro fatto di navi cariche di armamenti per Hamas.
Quindi, se Israele non fosse intervenuta, avrebbe preso il via un'era caratterizzata da migliaia di navi piene di armi che solcano il Mediterraneo con destinazione Gaza e i suoi terroristi.
Se, invece, come è avvenuto, Israele avesse compiuto un blitz armato contro dei civili (Ugo Volli li chiama "pacifisti armati", anche se le armi le ha viste solo lui), allora tutto il mondo sarebbe stato contro Israele.
Tra le due, Volli preferisce la seconda. Quindi si può ritenere soddisfatto!
Il problema è che quelle navi non trasportavano armi, ma beni di prima necessità. Attaccare con la forza dei civili, DISARMATI, con la scusa che se il blocco venisse infranto allora anche le navi con armi potranno passare, è un assurdo logico.
Israele, che controlla tutta la fascia costiera della Striscia, non riesce a descriminare tra aiuti umanitari e aiuti bellici?
Anche Ugo Volli fatica a trovare delle differenze?
Non solo non fa distinguo, ma afferma con forza che per combattere il terrorismo si deve impedire anche agli aiuti umanitari di giungere a Gaza.
Chiudere un milione e mezzo di persone in un territorio lungo 20 km e largo 5 km, lasciarlo privo di medicine, benzina, cemento e ferro, e il modo migliore per debellare il terrorismo?
Ugo Volli esprime solo un'opinione; i governanti israeliani, che la pensano come lui, passano dalle parole ai fatti, danneggiando soprattutto se stessi.
martedì 1 giugno 2010
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